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Madonna col Bambino in trono e angeli (detta Madonna Rucellai)

Duccio di Buoninsegna (Siena, documentato dal 1278 al 1311)

Data
1285 c.
Collezione
Pittura
Collocazione
A4. Giotto - Cimabue
Tecnica
Tempera su tavola, fondo oro
Dimensioni
450 x 290 cm
Restauri
In deposito dalla chiesa di Santa Maria Novella a Firenze, Comune di Firenze.

L’opera, la più grande tavola dipinta eseguita del XIII secolo oggi nota, fu commissionata nel 1285 al pittore senese Duccio di Buoninsegna dalla confraternita fiorentina dei Laudesi, una comunità di fedeli che si riuniva nella chiesa di Santa Maria Novella a Firenze per cantare le lodi alla Vergine.

Maria regina siede su un trono ligneo riccamente intagliato, con la spalliera coperta da un drappo, simbolo di onore e autorità. Tiene sulle ginocchia il figlio Gesù, ritratto nell’atto di benedire con la mano destra; è abbigliato all’antica e riccamente cinto con un panno rosso intessuto d’oro intorno ai fianchi,. Il trono è sorretto da sei angeli inginocchiati che sembrano stare sospesi nel vuoto, dando l’impressione di una improvvisa apparizione dell’immagine sacra davanti ai devoti. La raffigurazione in scorcio del trono e della figura della Vergine, leggermente in tralice, è un espediente impiegato di frequente dai pittori del XIII secolo per conferire profondità spaziale alla composizione. La cornice del dipinto è decorata con piccole figure di santi a mezza figura entro tondi. In basso si riconoscono, grazie all’abito bianco e nero dei frati domenicani, il fondatore dell’ordine Domenico e Pietro martire, santi appartenenti allo stesso ordine dei frati predicatori che officiavano la chiesa di Santa Maria Novella.

E’ una delle opere più antiche oggi note del pittore Duccio di Buoninsegna, che nei primi anni Ottanta lavorava probabilmente a fianco del pittore fiorentino Cimabue. Accanto a elementi formali ancora di tradizione bizantina, come la crisografia del manto del Bambino e le sigle impiegate per costruire l’anatomia dei volti, Duccio si mostra sensibile al naturalismo e alla raffinatezza dell’arte gotica, che si manifesta nella distribuzione delle luci e delle ombre e nell’andamento dei panneggi, dai bordi mossi e ondulati.

Il nome di ‘Madonna Rucellai’ con cui questo dipinto è noto deriva dalla cappella nella quale fu sistemato alla fine del Cinquecento, di patronato della famiglia Rucellai.

Testo di
Daniela Parenti
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