Martirio di Sant’Andrea
Carlo Dolci (Firenze 1616- 1687)
Carlo Dolci dipinse tre versioni del martirio dell’apostolo Andrea che venne crocifisso a Patrasso e, secondo il racconto agiografico, fu legato - e non inchiodato - a una croce decussata, cioè con i bracci in diagonale, per non somigliare in alcun modo al sacrificio di Gesù.
La scena, ispirata alla Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, illustra il momento immediatamente precedente alla crocifissione, allorché il Santo viene denudato delle vesti mentre gli aguzzini sistemano i pali di legno cui sarà appeso. La concitata, affollatissima azione viene tradotta da Dolci in brani di emozionata verità, che leggiamo tanto nelle espressioni del santo, dei carnefici e dei rimanenti astanti - molti dei quali sono veri e propri ritratti - quanto nella resa pittorica lenticolare e minuta, attenta a particolari quali l’abbigliamento curatissimo dei protagonisti e la qualità materica del tronco. Sullo sfondo, nel coro di comparse che assistono all’evento, si distinguono due figure, inquadrate dentro l’arco definito dalle gambe del giovane col cappello in primo piano. Una di queste, con il copricapo rosso, trascrive fedelmente l’Uomo con pelliccia e berretto di Tiziano, oggi alla Frick Collection, dipinto evidentemente noto al Dolci per ragioni a tutt’oggi non chiarite.
Una iscrizione in basso a destra indica, oltre al nome del pittore, la data 1646. Tre anni prima Dolci aveva pubblicato il primo esemplare della serie, firmato e datato 1643 ed oggi conservato al Birmingham Museum and Art Gallery. Della fortuna di questo tema presso i collezionisti del tempo fa fede Filippo Baldinucci biografo di Carlino, che testimonia l’esistenza di almeno tre versioni, una posseduta dal mercante Paolo del Sera, e da lui portata a Venezia, una seconda nella collezione del marchese Gerini e un’altra ordinata da Carlo Corbinelli e poi passata ad Andrea del Rosso.
Ad oggi, oltre ai dipinti della Palatina e di Birmingham si conoscono altre varianti e alcune copie tra le quali una a San Casciano Val di Pesa, nella chiesa di Sant’Andrea a Fabbrica.