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Natura morta

Cristoforo Munari (Reggio Emilia 1667 – Pisa 1720)

Data
1709
Collezione
Pittura
Collocazione
Depositi
Tecnica
Olio su tela
Dimensioni
74 x 128,5 cm
Inventario
1890 n. 4859

Una luce limpida cesella con nitidezza fotografica i dettagli della composizione. Tutto è studiato con millimetrica attenzione, come rivela anche il pentimento nel disegno del melone, rimpicciolito per non risultare invadente. L’inquadratura ha taglio diagonale e pone lo spigolo della cassa in primo piano, i due libri negli angoli opposti e il panno in velluto con borchie dorate a condurre l’occhio verso ulteriori profondità,dove il fondo è piatto e scuro come pietra di paragone. Il pittore sceglie oggetti eterogenei: frutta matura di stagione su un piatto d’argento, gli agrumi corrispondenti alle preferenze botaniche dei Medici, i cristalli sottilissimi, le lucide e fini porcellane bianche e blu e i libri che alludono al piacere costante della lettura. Di questi, , quello su cui poggia l’alzata con i savoiardi, ha come segnalibro una pergamena con la firma dell’autore: un disinvolto ed efficace gioco di trompe-l’oeil, sua riconosciuta specialità, che si ripete nel limone sbucciato debordante dal piano.

Cristoforo Munari è artista di decantata eleganza che, formatosi in ambiente emiliano, raffinò il proprio repertorio a Roma frequentando quello dei naturamortisti nordici tra i quali spiccava il tedesco Christian Berentz, distinguendosene tuttavia per un’adesione più diretta alla realtà anche nella resa pittorica differenziata e mimetica, modulata sulla verità dei materiali. Entrò in contatto con il Gran Principe Ferdinando de’ Medici, dapprima da Roma in forma epistolare, in seguito a Firenze, dove nel 1706 si immatricolò all’Accademia fiorentina del Disegno a riprova di una attività nel Granducato che lo vide al servizio della famiglia medicea, ma anche di altri collezionisti. Con la precoce morte di Ferdinando la sua fortuna gradualmente andò esaurendosi tanto da finire i suoi giorni in ristrettezze economiche e dedicandosi soprattutto all’attività di restauratore.

Testo di
Alessandra Griffo
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