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Pendente con tritone

Orafo fiammingo

Data
1580 – 1590
Tecnica
Oro, smalti policromi, sette rubini, due perle, due diamanti, cinque smeraldi e un granato
Dimensioni
80 x 54,5 mm
Inventario
Gemme 1921, n. 2495

Il tritone è costruito intorno a una grossa perla scaramazza che per la sua bizzarra forma è stata utilizzata per ricavare la corazza, rifinita al collo e alle spalle di oro smaltato di bianco, rosso e blu. La figura marina, dalla coda tempestata di rubini e smeraldi, è rappresentata in atto di combattere: con la sinistra leva in alto uno scudo realizzato con un grosso granato cabochon, con la destra brandisce una mazza incrostata di quattro rubini e un piccolo smeraldo; a sua difesa indossa un elmetto completamente smaltato. Dietro le zampe anteriori scende un elemento a volute smaltate con al centro un diamante quadro e una perla tonda pendente. Alla coda e allo scudo sono attaccate due corte catene con quattro piccoli fiori a traforo smaltati, che si riuniscono in alto in un anello per poter appendere il gioiello a una catena d’oro o a un abito.

Il gioiello, che mostra tutte le caratteristiche dei gioielli di gusto manieristico internazionale di fine Cinquecento, è concordemente riferito a manifattura orafa fiamminga. Un gioiello molto simile è descritto fra le gioie ereditate da Ferdinando II de’ Medici alla morte del padre Cosimo II nel 1621: “Un Mostro Marino con il corpo de Madre Perla et il resto d’oro smaltato con Rubini”. La ricchezza e varietà nel tempo delle collezioni medicee di preziosi non consente la certa identificazione di questa descrizione con il gioiello in esame, che figura con certezza tra i gioielli del Tesoro mediceo gelosamente custoditi da Anna Maria Luisa, figlia di Cosimo III e ultima di Casa Medici, fino alla sua morte (1743). Il gioiello fu fra quelli portati a Vienna dai Lorena, succeduti ai Medici nel governo della Toscana alla morte dell’ultimo granduca mediceo, Gian Gastone (1737), e recuperato dopo la seconda guerra mondiale a seguito degli accordi di pace stipulati col Trattato di Versailles (1919).

Testo di
Maria Sframeli
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