Ritratto di fanciulla
Francesco Furini (Firenze 1603 - 1646) attribuito
L’identità della giovane effigiata, la cui età sembra aggirarsi intorno ai dodici o tredici anni, è a noi ignota. La ricercatezza dell’abito rosa, ornato da vezzosi fiocchetti neri, completato dalla pettorina bianca di tessuto operato e dal filo di perle, rende sicura una committenza di rango, appassionata di questo genere di pittura adatta alle stanze private e familiari. La protagonista fissa direttamente lo spettatore con una espressione assorta, quasi malinconica. Il volto, nella naturalezza morbida delle carni e nel turgore delle labbra appena socchiuse, rivela l’attento studio dal vero eseguito dal pittore non senza aver prima trovato nell’esercizio grafico l’equilibrio della forma. L’efficacia della resa pittorica è sostenuta dalla particolare tecnica a olio su rame, diffusa a partire dalla metà del Cinquecento in parallelo con la fortuna della calcografia. La lega metallica, considerata durevole e resistente come il marmo o il legno, si prestava a esaltare gli effetti di preziosità e di resa materica dei dettagli più minuti, e per questo veniva impiegata di preferenza in opere di piccole dimensioni, sebbene non di rado se ne trovi applicazione a opere di misure superiori e persino a pale d’altare.
Quanto all’autore di questo delizioso quadretto, sono stati avanzati nel tempo diversi nomi, da Furini, a Vignali, da Mazzoni a Felice Ficherelli. La stesura morbida e la sensualità sottile che pervadono il dipinto sembrano invero compatibili con i modi di Francesco Furini, come emerge dal confronto di questa testa con i disegni a matita rossa degli anni ’40 o con dipinti quali l’Allegoria della Poesia della National Gallery di Edimburgo.