Marina del porto
Salvator Rosa (Napoli 1615 – Roma 1673)
La grande veduta di Salvator Rosa intitolata Marina del porto nasce a pendant con l’altro soggetto marinaresco intitolato Marina del faro, e fu dipinta da Salvator Rosa nei primissimi tempi del suo lungo soggiorno fiorentino. Il committente di ambedue le vedute fu il principe Giovan Carlo de’ Medici che le utilizzò per ornare il salone a terreno della sua residenza di Via della Scala. Sia in questo dipinto che nel suo pendant Salvator Rosa appose la sua firma ma collocandola in punti non immediatamente intuibili e su oggetti di precaria consistenza: per il quadro in questione, su un brandello di stoffa galleggiante presso la riva di sinistra, e nell’altro su un barilotto galleggiante alla deriva.
La grande tela è nota anche con il titolo di Marina al tramonto, definizione che ben si addice ad un’opera fortemente caratterizzata da un’ampia impaginatura spaziale definita principalmente dalle luci di un abbagliante tramonto. Salvator Rosa mostra, in questo sapiente uso degli effetti luminosi, quanto aveva appreso a Roma dalla conoscenza delle opere del paesaggista francese Claude Lorrain, in modo particolare dal Porto di mare con Villa Medici, oggi agli Uffizi e realizzato per Leopoldo de’ Medici, fratello di Giovan Carlo.
Altro apporto del periodo romano è il modo in cui vengono narrati gli episodi di vita marinaresca che si vanno sviluppando lungo le rive e presso le imbarcazioni descritte nella tela; questi risentono infatti della scuola pittorica dei bamboccianti, sviluppatasi nella città papale nella prima metà del Seicento sull’esempio delle opere di Pieter van Laer, detto il Bamboccio, ed i cui soggetti erano scene di vita popolare.
Al realismo con cui il Rosa ci espone le attività che si svolgevano nei porti non fu certo estraneo un breve soggiorno del pittore napoletano a Livorno nel marzo del 1641, quando poté ammirare dal vivo la pulsante vita che si dispiegava nel più grande porto toscano. Fra le scene più vivaci del quadro quelle che, sul lato sinistro, ci mostrano il lavoro degli operai intenti alla costruzione del galeone puntellato al suolo e coperto da un telone bianco sotto le rovine di una fortezza dominata da una torre e, nella parte destra della tela, un gruppo di bagnanti che approfitta degli ultimi raggi di sole.
Marina del faro
Salvator Rosa (Napoli 1615 – Roma 1673)