Marsia appeso, del tipo bianco
Arte romana
Il mito del satiro frigio Marsia racconta di come questi, dopo avere casualmente rinvenuto il flauto a doppia canna (diaulòs) inventato dalla dea Atena, divenne così abile nel suonarlo da sfidare il dio della musica Apollo ad una competizione musicale da cui uscì sconfitto. Questo episodio del mito ebbe grande fortuna in epoca romana, anche grazie al racconto che ne fece Ovidio nelle sue Metamorfosi (Ovidio, VI, vv. 382 - 400).
La statua ritrae il momento in cui Marsia attende la sua punizione dopo aver osato sfidare il dio: il sileno, appeso per i polsi ad un tronco, sta per essere scuoiato vivo dal dio e abbandona il corpo sotto il suo stesso peso. Si noti l’espressione, malinconica e rassegnata alla propria triste sorte, accentuata dalle profonde rughe della fronte e dalla bocca socchiusa.
Questo esemplare degli Uffizi fa parte del gruppo delle repliche di tipo bianco, che si distingue dal tipo rosso per uno stile più semplice e classicistico. Questa definizione è stata poi abbandonata a favore di una divisione tra tipo simmetrico e asimmetrico, il primo peculiare del tipo bianco e anche di questo Marsia, il quale presenta i polsi incrociati al di sopra della testa e il corpo disposto secondo un unico asse, un’impostazione che conferisce al protagonista un aspetto statico e rassegnato.
Le braccia nel tratto compreso tra i gomiti e i polsi, parte della mano mancina e le dita della mano destra, il naso, il sopracciglio sinistro, metà della gamba destra e la caviglia sinistra, compresi i due piedi, sono il prodotto di restauri di epoca moderna. Allo stesso modo lo sono anche la parte inferiore del tronco dell’albero e le sue radici, nonché la base e probabilmente anche la porzione superiore del tronco. Inoltre, delle scheggiature corrono lungo la parte anteriore della chioma e della barba del Sileno e la statua sembra anche essere stata aggressivamente ripulita, tanto che alcuni dettagli minori sono andati persi.
Non è noto il luogo esatto del ritrovamento di questa scultura, ma nel 1550 essa è ritratta – non ancora restaurata - tra i pezzi della collezione Capranica conservata all’epoca a Palazzo Valle a Roma. Nel 1584 l’opera fu venduta, insieme al resto della collezione, al cardinale Ferdinando de’ Medici. In seguito il Marsia fu integrato degli arti e trasferito nella Galleria di Villa Medici, per poi essere spostato nel Settecento nella prima camera dell’appartamento verso piazza del Popolo prima di essere trasferita nella Galleria. In questo periodo l’opera godette di una certa fama e se ne realizzarono calchi e copie. Nel 1780 il Marsia bianco lasciò Roma per le Gallerie degli Uffizi di Firenze insieme a un consistente nucleo di sculture comprensivo del gruppo dei Niobidi. Qui fu esposto nel corridoio di Ponente (oggi Terzo Corridoio, dove si trova tutt’ora: inv. 1784, n. 28) in opposizione al Marsia Rosso. Per il modo in cui è lavorata la superficie e sulla base di confronti con altre opere dallo stesso soggetto, il Marsia Bianco degli Uffizi può essere datato tra la fine dell’età traianea (98 – 117 d.C.) e gli inizi di quella adrianea (118 – 138 d.C.).
A. Weis, The hanging Marsyas and its copies. Roman innovations in a Hellenistic sculptural tradition, Roma, pp. 35 – 36, 1992a ; A. Cecchi, C. Gasparri, La Villa Médicis, IV: Le collezioni del cardinale Ferdinando I. I dipinti e le sculture, p. 148, Roma, 2009, p. 148; M. Rodinò, 4. Statua di Marsia appeso, del tipo bianco in Divina Simulacra. Capolavori di scultura classica della Galleria degli Uffizi, catalogo della mostra (Firenze, Gallerie degli Uffizi, 12 dicembre 2023 – 30 giugno 2024), a cura di F. Paolucci, Livorno, 2023, pp. 34-37 e bibliografia precedente
Marsia del tipo rosso o asimmetrico
Arte romana