Trionfo di Galatea
Marco Dente da Ravenna (Ravenna 1493 c. – Roma 1527), da Raffaello
Il celebre affresco, dipinto da Raffaello nel 1512 nella villa suburbana di Agostino Chigi, fu presto oggetto di numerose trascrizioni grafiche, promosse dall’artista stesso in un efficace sistema di diffusione dei propri modelli tramite le stampe. Oltre a fonti figurative della scultura classica, Raffaello per la rappresentazione della ninfa seguì nell’affresco, più che l’iconografia dei testi antichi, le scene del suo trionfo ispirandosi direttamente alle rime delle “Stanze per la Giostra”, composte da Angelo Poliziano intorno al 1475-78 con aperti intenti di celebrazione della famiglia de’ Medici.
Del soggetto esiste un’altra celebre trascrizione incisoria, una stampa di Marcantonio Raimondi considerata già da Vasari tra le sue più riuscite realizzazioni. La raffinata interpretazione di Marco Dente apre quindi a congetture sulle dinamiche di reciproci influssi e precedenze tra i traduttori di Raffaello, con una moltiplicazione delle lastre nello stesso giro di anni, che fa pensare a una grandissima richiesta di mercato per queste immagini. Il soggetto mitologico così felicemente elaborato e la fama stessa del prototipo realizzato per una sede prestigiosa, offrirono infatti da subito questi modelli grafici alle più varie traduzioni figurative nei più diversi media.