Ritratto di Lorenzo il Magnifico
Giorgio Vasari (Arezzo 1511 – Firenze 1574)
“sicut maiores mihi ita et ego posteris mea virtute praeluxi”; “vitia virtuti subiacent”; “virtutum omnium vas”; “premium virtutis”
Giorgio Vasari contribuì in modo significativo alla creazione dell’immagine postuma di Lorenzo il Magnifico quale colto e accorto mecenate. Più volte egli lo descrive in questi termini nelle sue Vite e così lo celebra negli affreschi in Palazzo Vecchio.
Questo ritratto gli fu commissionato da Ottaviano de’ Medici su richiesta del duca Alessandro con l’intento di commemorare il suo illustre antenato, legittimando al contempo il ritorno al potere della famiglia dopo la parentesi repubblicana.
Lo stesso Vasari, in una lettera al duca, dichiara che nel raffigurare Lorenzo egli lo circonderà di tutti quegli “ornamenti” che possano illustrare “le gran qualità di questo rarissimo e singularissimo cittadino”. L’accurata descrizione che egli fa del dipinto ci permette di riconoscere tutti gli elementi del suo significato allegorico, la cui complessa iconografia fu con ogni probabilità orchestrata da Paolo Giovio, amico e consigliere del pittore. Colto storiografo e biografo, Giovio sosteneva che un ritratto dovesse essere corredato da iscrizioni con frasi sentenziose o elogi che contribuissero a caratterizzare il soggetto, principio che egli seguirà nella creazione della famosa galleria di uomini illustri raccolta nel suo palazzo a Borgo Vico, sul lago di Como.
Questo ritratto del Magnifico fu concepito dal Vasari come pendant di quello di Cosimo il Vecchio del Pontormo, di cui riprende la posa in maniera speculare.
Lorenzo è raffigurato in abiti domestici, secondo la volontà del committente, ma la fodera di pelliccia indica l’elevata condizione sociale del personaggio. Egli si appoggia ad un pilastro di marmo ornato da un mascherone a rilievo. L’iscrizione latina ne rivela il significato: “Come i miei avi fecero con me, anch’io con la mia virtù illuminerò il cammino dei miei posteri”. Sopra il pilastro poggia una lucerna all’antica composta da una base di porfido che regge una maschera bizzarra. Vasari ne chiarisce il funzionamento: l’olio cade sulla fronte della maschera sgorgando dalle corna e alimenta lo stoppino di papiro che esce dalla sua bocca spalancata. Egli spiega che, così come il papiro serve a far luce tutt’intorno, allo stesso modo l’eloquenza e la saggezza di Lorenzo hanno indicato il cammino ai suoi discendenti. Sulla destra compare un’altra base marmorea sulla quale si legge “La virtù sottomette i vizi”. Il vizio è simboleggiato dalla maschera mostruosa poggiata sopra il pilastro e schiacciata da un vaso finemente cesellato, identificato dall’iscrizione come “Il vaso di tutte le virtù”. Al beccuccio del vaso è appesa un’altra maschera che Vasari definisce “pulita e bellissima”, “il premio di tutte le virtù”.
È dunque l’esercizio della virtù che ha permesso a Lorenzo di essere ricordato e lodato dai posteri come uno spirito eccellente e puro. La fiamma delle sue qualità, ereditata dai suoi antenati, si è tramandata ai suoi successori legittimandoli a diventare i signori di Firenze.