Ritratto di Giuseppe da Porto con il figlio Adriano
Paolo Caliari, detto il Veronese (Verona 1528 c. – Venezia 1588)
In quest’opera viene raffigurato il conte Giuseppe (o Iseppo) da Porto assieme al primogenito Adriano, uno dei sette figli avuti dal matrimonio con la nobildonna Livia Thiene avvenuto nel 1545. Originariamente la tela costituiva il pendant dell’altro doppio ritratto raffigurante la moglie Livia assieme alla figlia Porzia che si conserva nella Walters Art Museum di Baltimora (Maryland). Le due tele erano probabilmente collocate ai lati di una finestra, come suggerisce la speculare provenienza della luce in ognuna di esse. Veronese aveva partecipato alla decorazione pittorica del palazzo della famiglia da Porto a Vicenza, conclusasi nel 1552, costruito da Andrea Palladio. La datazione si deduce - con notevole approssimazione -dall’età che dimostrano i due primi figli, rappresentati nei due dipinti. Siamo probabilmente tra il 1552 e il 1553, quando Paolo si trasferì a Venezia, dove la sua ritrattistica assunse caratteri più decisamente tizianeschi; mentre qui mantiene elementi desunti dalla tradizione lombarda.
I soggetti rappresentati sono difatti posti in una finta nicchia ombrosa e ritratti a figura intera, secondo una modalità di presentazione tipica dei pittori attivi fra Brescia e Bergamo, ad esempio Giovan Battista Moroni, da cui Veronese fu molto ispirato. Giuseppe da Porto indossa una pesante casacca nera foderata di pelliccia e corta alla gamba, regge la spada alla cintura, indossando un solo guanto, avendone sfilato l’altro per poggiare la mano destra sulla spalla del figlio Adriano. Anche questi è abbigliato sontuosamente con una giubba foderata d'ermellino e decorata da ricami dorati.
Si tratta di un’opera celebre che appartiene alla fase giovanile di Veronese, dove sono già presenti i tratti fondamentali del suo stile. Le campiture di colore appaiono molto ben definite e presentano caratteri stilistici peculiari come i forti cangiantismi, differenziandosi in tal modo dalla pittura tonale di matrice veneta. Assai rilevante è la resa materica dei sontuosi tessuti, delle pellicce e dei gioielli, così da rendere quest’opera uno dei più straordinari esempi della ritrattistica del Cinquecento.