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La burla del Pievano Arlotto

Baldassarre Franceschini, detto il Volterrano (Volterra 1611 - Firenze 1689)

Data
1640 c.
Collocazione
Sala delle Allegorie
Tecnica
Tempera su tela
Dimensioni
107 x 150 cm
Inventario
1890 n. 582

La tela, nota anche come La burla del vino, è una delle opere più celebri del Volterrano, soprannome del pittore Baldassarre Franceschini, fra i più raffinati ed originali artisti del Seicento fiorentino.

Il protagonista della scena, raffigurato in piedi alla destra della tavola, è Arlotto Mainardi (1396 -1484), pievano della chiesa di San Cresci a Maciuoli nei pressi di Pratolino, noto per il suo spirito faceto e per le sue burle, rese proverbiali grazie alla tradizione novellistica toscana. La vicenda è ambientata nei pressi di Firenze, non lontano dalla Villa della Mula (riconoscibile sullo sfondo), dove Arlotto, ad un pranzo con altri giovani preti, viene invitato dal padrone di casa a scendere in cantina per spillare del vino dalla botte. Risentitosi per aver dovuto affrontare lui la fatica delle scale, al posto dei più giovani, decise di vendicarsi da burlone quale era. La scena immortala il momento culminante del bonario scherzo: Arlotto, ritornato a tavola con la caraffa riempita, rivela di avere dimenticato la botte di vino aperta, procurando la scomposta reazione del padrone di casa che vediamo saltare dalla seggiola per correre a precipizio a riparare il danno, tra lo stupore e il divertimento dei commensali.

Nella vivacità espressiva dei volti e nelle gestualità dei personaggi si esplica tutto l'estro narrativo del Volterrano che mostra anche di avere recepito la lezione di Pietro da Cortona, protagonista della grande stagione decorativa barocca, e in quegli anni impegnato nei lavori per le celebri Sale dei Pianeti di Palazzo Pitti.

L’opera fu commissionata al pittore dal nobiluomo Francesco Parrocchiani. Da questi, passò successivamente al cardinale Giovan Carlo de' Medici, che commissionò al pittore altre due note burle riferite al pievano Arlotto. Alla fine del Seicento il dipinto si trovava nella raccolta del Gran Principe Ferdinando, prima presso la villa medicea di Poggio a Caiano e poi negli appartamenti di Palazzo Pitti.

Testo di
Anna Bisceglia
Video
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