Gli avari e i prodighi: Papa Adriano V
V cornice. È l'unico caso in cui i peccatori scontano nello stesso luogo la stessa pena sebbene per peccati opposti. Entrambe le schiere, degli avari e dei prodighi, sono legate faccia a terra con le spalle rivolte al Cielo così come in vita furono attaccate ai beni materiali rifuggendo l'esempio di Cristo. Intonano il versetto del Salmo CXVIII, "Adhaesit pavimento anima mea", di giorno raccontano esempi di liberalità e di povertà, la notte storie di avarizia punita. Tra loro Papa Adriano V, che Dante scambiò quasi certamente con la figura storica di Adriano IV, di cui era nota la proverbiale avidità.
La mia conversïone, omè!, fu tarda;
ma, come fatto fui roman pastore,
così scopersi la vita bugiarda.
Vidi che lì non s’acquetava il core,
né più salir potiesi in quella vita;
per che di questa in me s’accese amore.
Fino a quel punto misera e partita
da Dio anima fui, del tutto avara;
or, come vedi, qui ne son punita.
Quel ch’avarizia fa, qui si dichiara
in purgazion de l’anime converse;
e nulla pena il monte ha più amara.
Sì come l’occhio nostro non s’aderse
in alto, fisso a le cose terrene,
così giustizia qui a terra il merse.
Come avarizia spense a ciascun bene
lo nostro amore, onde operar perdési,
così giustizia qui stretti ne tene,
ne’ piedi e ne le man legati e presi;
e quanto fia piacer del giusto Sire,
tanto staremo immobili e distesi".
Purgatorio, XIX, 97-126.