I ladri: Vanni Fucci
VIII cerchio (Malebolge), VII bolgia. I ladri corrono nudi e terrorizzati in mezzo a orripilanti serpenti di ogni tipo, di una mostruosità sconosciuta sulla Terra. Legano ai dannati le mani dietro la schiena e avvolgono con le spire i loro corpi annodandoglisi sul ventre mentre quelli subiscono orribili trasformazioni
"Io piovvi di Toscana,
poco tempo è, in questa gola fiera.
Vita bestial mi piacque e non umana,
sì come a mul ch’i’ fui; son Vanni Fucci
bestia, e Pistoia mi fu degna tana.
[...]
Più mi duol che tu m’ hai colto
ne la miseria dove tu mi vedi,
che quando fui de l’altra vita tolto.
Io non posso negar quel che tu chiedi;
in giù son messo tanto perch’io fui
ladro a la sagrestia d’i belli arredi,
e falsamente già fu apposto altrui.
Ma perché di tal vista tu non godi,
se mai sarai di fuor da’ luoghi bui,
apri li orecchi al mio annunzio, e odi.
Pistoia in pria d’i Neri si dimagra;
poi Fiorenza rinova gente e modi.
Tragge Marte vapor di Val di Magra
ch’è di torbidi nuvoli involuto;
e con tempesta impetüosa e agra
sovra Campo Picen fia combattuto;
ond’ei repente spezzerà la nebbia,
sì ch’ogne Bianco ne sarà feruto.
E detto l’ ho perché doler ti debbia!.
[...]
Togli, Dio, ch’a te le squadro!".
Inferno, XXIV 122- 126; 133-151; XXV 3.