La rosa mistica dei beati: San Bernardo di Chiaravalle
Siamo alla fine del viaggio di Dante nella Commedia. Il Poeta arriva finalmente nell’Empireo. Mentre sta contemplando la rosa dei beati, in cui Beatrice ha ripreso il suo seggio, si presenta a lui la sua ultima guida: San Bernardo di Chiaravalle, che nella celeberrima preghiera rivolta alla Vergine, le chiede di intercedere presso Dio affinché Dante possa fissare lo sguardo nella Sua mente, climax dell’opera e finale della Cantica. San Bernardo fu non a caso noto per essere un asceta dedito alla contemplazione e un raffinato teorico di alto profilo intellettuale, per quanto si distinse anche per una militanza attiva in favore delle Crociate, contro le eresie, e a vantaggio dell'Ordine cisterciense cui apparteneva. Fu anche tra i primi a rivendicare il potere temporale della Chiesa come carattere consustanziale e imprescindibile rispetto a quello spirituale. Termina con questo episodio il viaggio “Tra selva e stelle”: il progetto video, realizzato da Federica Toci de "Il Gobbo e la Giraffa", che abbiamo voluto ricavare dallo spettacolo teatrale coprodotto dalle Gallerie degli Uffizi e Archètipo a.c. e andato in scena, per la regia di Riccardo Massai, il 6 settembre 2021 nel Giardino di Boboli, nel tentativo di fondere il linguaggio performativo - contemporaneo e a tratti visionario - alle atmosfere dantesche che il Giardino può offrire.
«Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.
Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.
Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ ali.
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.
In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.
Or questi, che da l’infima lacuna
de l’universo infin qui ha vedute
le vite spiritali ad una ad una,
supplica a te, per grazia, di virtute
tanto, che possa con li occhi levarsi
più alto verso l’ultima salute.
E io, che mai per mio veder non arsi
più ch’i’ fo per lo suo, tutti miei prieghi
ti porgo, e priego che non sieno scarsi,
perché tu ogne nube li disleghi
di sua mortalità co’ prieghi tuoi,
sì che ’l sommo piacer li si dispieghi.
Ancor ti priego, regina, che puoi
ciò che tu vuoli, che conservi sani,
dopo tanto veder, li affetti suoi.
Vinca tua guardia i movimenti umani:
vedi Beatrice con quanti beati
per li miei prieghi ti chiudon le mani!».
Paradiso, XXXIII, 1-39.