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Due teste maschili (Autoritratto con amico?)

Polidoro Caldara, detto Polidoro da Caravaggio (Caravaggio 1490/1499 – Palermo 1543)

Data
1528-1543
Tecnica
Pietra rossa su carta marroncina
Dimensioni
142 x 113 mm
Inventario
n. 1929 F
Iscrizioni

Sul recto in basso al centro, a penna, in grafia cinquecentesca (F. de Holanda?) "RETRATO DE / POLIDORO"; sul verso, a matita, in grafia ottocentesca "Cart. 507 - /1929/ Scuola Lombarda/ sec.o XVIII"; sul verso, a matita, in grafia ottocentesca "Polidoro da Caravaggio"

Il volto barbuto visto frontalmente è stato considerato dalla maggior parte della critica come un autoritratto di Polidoro da Caravaggio. L’identificazione si basa sull’antica iscrizione “RETRATO DE POLIDORO” presente sul foglio come in altri due studi ora a Parigi (Musée du Louvre inv. n. 6096; Fondation Custodia inv. 2896) raffiguranti il medesimo soggetto. Molto probabilmente la scritta è da ricondurre alla mano del pittore e teorico dell’arte Francisco de Holanda (Lisbona 1517-1584), nella cui raccolta dovevano essere conservate nella seconda metà del Cinquecento le tre opere. Gli studiosi che hanno accolto l’ipotesi dell’autoritratto prediligono per il disegno degli Uffizi, a causa dell’aspetto maturo dell’effigiato, una datazione tarda compresa tra l’arrivo dell’artista a Napoli (post 1527) e la sua morte avvenuta a Messina nel 1543. L'uso della pietra rossa non contraddice una cronologia così avanzata, in quanto essa ricorre in molti esempi della sua produzione matura. Il gioco chiaroscurale, ottenuto mediante un uso magistrale della pietra, enfatizza la penetrante forza espressiva dello sguardo. Le ombre sono rese attraverso un tratto morbido e sfumato, mentre un segno preciso e flessuoso delinea i contorni delle fisionomie, come per effetto di una luce tagliente. La naturalezza e l’introspezione psicologica del volto sembrano catturare un frammento di vita reale. L’artista è infatti ricordato per la frequente rappresentazione di scene tratte dal quotidiano, che celano anche una profonda attenzione al dato interiore. Il volto barbuto descritto in questo studio costituisce un tipo ideale che ricorre spesso nella sua opera pittorica. Ciò non esclude che Polidoro abbia utilizzato il proprio autoritratto per creare una tipologia che avesse valore universale e in quanto tale potesse essere utilizzata, all’occorrenza, in diverse composizioni.

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