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Ritratto di Francesco Maria della Rovere

Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1488/90 – Venezia 1576)

Data
1537 c.
Collezione
Pittura
Collocazione
D14. Sala delle dinastie
Tecnica
Olio su tela
Dimensioni
114 x 103 cm
Inventario
1890 n. 926

L’esecuzione del ritratto di Francesco Maria duca di Urbino, (1490-1538) di Tiziano è documentata negli anni fra il 1536 e il 1538.

Nell’estate del 1536 il duca chiede che gli venga restituita l’armatura da parata spedita pochi mesi prima a Venezia affinché Tiziano la riproducesse accuratamente nel ritratto che l’artista andava dipingendo, avvalendosi della presenza nella città lagunare del duca d’Urbino in qualità di Capitano Generale della Serenissima.

Tiziano ritrae Francesco Maria a mezza coscia con il bastone del comando veneziano stretto in pugno e l’armatura luccicante che risalta sullo sfondo di un drappo di velluto cremisi. Sotto l’armatura, com’è visibile nelle maniche, il duca indossa un abito realizzato con i colori nero e giallo, i colori araldici della casata dei Montefeltro in ricordo della sua appartenenza a questa stirpe, quale figlio di Giovanna da Montefeltro e nipote del celebre condottiero Federico.

Sulla mensola alle sue spalle a sinistra compare un elmo sovrastato da un drago, mentre a destra sono raffigurati i bastoni del comando delle truppe del papato, di Firenze e di Venezia con un ramo di rovere, in riferimento alla discendenza di Francesco Maria anche dalla casata dei della Rovere di cui era stato illustre esponente lo zio, il papa Giulio II della Rovere.

Insieme con il Ritratto di Eleonora Gonzaga, sua moglie, eseguito a pendant, il dipinto giunse nel palazzo ducale di Pesaro nella primavera del 1538, non prima che fossero visti e ammirati da Pietro Aretino. Le altissime qualità pittoriche furono da questi celebrate in due sonetti che resero ancora più esplicite e rafforzarono le caratterizzazioni del duca e della duchessa come esempi di virtù complementari, restituite in pittura da Tiziano. Nell’espressione del volto e nella posa del duca si palesano infatti le qualità morali del grande condottiero: il coraggio, la fierezza, la saggezza e l’onore; il dipinto costituisce pertanto uno degli esempi più riusciti dell’abilità di Tiziano quale ritrattista di grandissimo valore, destinato a tramandare nei secoli le effigi dei “potenti della terra”.

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